A tavola con gli Estensi: il vino
Anche per quanto riguarda il consumo di vino, appare sempre molto netta la distinzione tra il consumo della corte e quello del popolo. È ancora una volta il Messisbugo nella parte introduttiva del suo trattato a venirci in aiuto: egli infatti elenca i vini consumati in enormi quantità durante i banchetti del Duca, i quali provenivano da tutte le zone d’Italia! I commensali potevano quindi scegliere i prodotti di loro gradimento, sia personale che per accompagnare le portate: questa abbondanza di fatto anticipa il concetto di abbinamento cibo-vino, che se pur non palesemente espresso, è prerogativa di un’ampia disponibilità di vivande. Ben diverso era il consumo nelle campagne, legato ad un’alimentazione di puro sostentamento; per fare un esempio delle endemiche carestie, basti ricordare le cronache dell’epoca che riportano come persino i vinaccioli dell’uva venissero utilizzati come ingredienti per il pane…
Non possiamo fare a meno di citare la leggenda che fornirebbe il nome al vitigno autoctono della nostra provincia, il Fortana, che localmente viene chiamato Uva d’Oro. Si narra che Renata di Francia, sposa nel 1528 di Ercole II d’Este, portasse a Ferrara con sé in dote alcune piante di uva rossa, presumibilmente dalla Cote d’Or, zona della Borgogna dalla quale il nostro vitigno trarrebbe il nome. Più che a questa interpretazione, siamo più orientati a credere ad una versione popolare, legata al fatto che in plaghe così desolate, anche quest’uva dai grappoli generosi fosse una fonte alimentare di non trascurabile importanza…